martedì 27 marzo 2018

20 cose che non vi aspettereste dal Giappone

[Quarta parte del post "50 cose da sapere prima di partire per il Giappone"]


Questa era forse la parte più attesa di tutte, e non è quindi per caso che ve la propongo... dulcis in fundo!

Ciascuno di voi ha sicuramente già sentito parlare di alcune di quelle che in occidente consideriamo le “stranezze giapponesi”: hotel capsula, wc super tecnologici, distributori automatici per ogni cosa in ogni dove...
Ma oltre a queste bizzarrie ormai acclarate ce ne sono altre meno conosciute appartenenti alla sfera della vita quotidiana che sono per noi del tutto inattese e, forse proprio per questo, ancora più sorprendenti.

Ed è proprio di queste che voglio parlarvi...


1) I caratteri dell’alfabeto latino sono meno diffusi di quanto ci si aspetti

E’ vero che uno dovrebbe aspettarselo.
Ma è altrettanto vero che ormai il Giappone è percepito dall’Occidente come un paese molto più vicino di quanto non lo sia geograficamente e di conseguenza si ha la tendenza ad immaginare che si sia “globalizzato” di conseguenza.
In realtà, già solo uscendo da Tokyo, ci si rende conto di quanto quest’idea precostituita non corrisponda quasi per niente alla realtà.

Vi faccio qualche esempio per farvi capire le difficoltà che ne conseguono.

Insegna di un ristorante di Tokyo
Mentre siete in Giappone, potreste aver voglia una sera di cenare in un ristorante reperito su internet o su una guida.
Inevitabilmente il nome del ristorante sul sito internet che consultate o sulla vostra guida sarà scritto con i caratteri dell’alfabeto latino, perché voi possiate leggerlo, ma una volta sul posto è possibile che l’insegna sia scritta unicamente in caratteri giapponesi.
Se non conoscete i caratteri giapponesi e se la guida non riporta la trascrizione del nome del ristorante in giapponese, non vi resta che sperare che qualche anima pia abbia caricato su internet la foto della facciata e dell’insegna del ristorante, altrimenti l’impresa diventa veramente ardua!

Rare indicazioni stradali in caratteri
dell'alfabeto latino a Beppu


Se poi decidete di uscire dai classici sentieri battuti del turismo di massa occidentale ed avventurarvi in luoghi più sperduti, è possibile che persino le insegne dei luoghi che volete visitare non siano in caratteri dell’alfabeto latino.
E’ il caso di Beppu, per esempio.
Alla stazione c’è un banchetto informazioni ottimamente organizzato che fornisce delle utilissime mappe con le indicazioni anche in inglese per raggiungere i diversi siti turistici.
Solo che poi sul posto le insegne dei siti sono unicamente in caratteri giapponesi!
Non vi sto a raccontare il divertimento nel cercare di confrontare il testo dell’insegna con il testo indicato sulla mappa, il tutto sotto un diluvio di proporzioni epiche...


2) Le strade non hanno nomi

E questo è un casino.
Cioè, a Tokyo, la seconda capitale al mondo per popolazione, una megalopoli grande due volte Roma, come diavolo è possibile orientarsi senza i nomi delle strade?!
Per farla breve (ma, se vi interessa l’argomento, potete approfondirlo sulla pagina di Wikipedia) un centro urbano in Giappone è suddiviso in “quartieri” numerati, che sono a loro volta suddivisi in “sezioni” numerate, che sono a loro volta suddivise in “blocchi di edifici” numerati, che raggruppano infine i singoli “edifici” numerati.
Ora, la buona notizia è che i “blocchi di edifici” sono numerati in base alla distanza dal municipio: più piccolo è il numero, più vicino è il municipio.
La cattiva notizia è che gli “edifici” non sono numerati in base alla loro disposizione su strada, ma in base alla loro data di costruzione.
Insomma, senza un  po’ di pratica ed esperienza alle spalle è impensabile che riusciate ad orientarvi efficacemente durante la vostra vacanza in Giappone.
Ma voglio rassicurarvi, il problema sembra insormontabile ma, facendo appello alla tecnologia odierna, ha anche una soluzione molto semplice: la geolocalizzazione.

 Consiglio
Vi basterà dotarvi di un dispositivo wi-fi portatile (si, non sono matta, non mi sognerei mai di suggerirvi di navigare su internet in Giappone con il vostro piano tariffario originario...) e la localizzazione di hotel, ristoranti, luoghi turistici e quant’altro diventerà un gioco da ragazzi!
Badate solo a non far scaricare la batteria del dispositivo prima di essere rientrati in hotel...
Non mi dilungo sui dispositivi  wi-fi portatili perché non è l’argomento di questo articolo, ma sappiate che è molto facile procurarseli.
Si ordinano prima ancora di partire, si ritirano in aeroporto o si fanno consegnare all’hotel e infine si restituiscono spedendoli per posta in una busta precompilata.
Un sistema a prova di inesperto!


3) I cestini negli spazi pubblici sono quasi inesistenti
I cestini della salvezza...

Questo è un altro problema.
Non insormontabile, ma sicuramente si tratta di un’abitudine alla quale non siamo abituati.
In Giappone, se si producono rifiuti quando si è fuori casa, difficilmente c’è modo di liberarsene ed evitare di riportarseli a casa (ovviamente abbandonarli o gettarli a terra è fuori discussione! Come sapete sicuramente se avete letto le 10 cose da sapere sui giapponesi).

 Consiglio
Durante il vostro viaggio conviene che abbiate sistematicamente con voi dei sacchetti di plastica nei quali riporre i vostri rifiuti.
Anche se contate di nutrirvi di street food, non date per scontato che il punto vendita metta a disposizione dei cestini: non è sempre così.
Così come non è scontato che ce ne siano di fianco ai distributori automatici.

Personalmente, questa assenza di cestini per i rifiuti mi ha abbastanza traumatizzata...
Ad un certo punto avevo deciso che non avrei più mangiato se non in un luogo nel quale fossi certa della presenza di un cestino.
Quando a Tokyo, sul viale Omotesando (uno dei luoghi dello shopping preferiti dagli occidentali), mi sono imbattuta in un esemplare di cestino, mi sono quasi commossa!


4) Non si fuma per strada

E’ possibile farlo solo in zone appositamente adibite a “Smoking corner”, il cui perimetro è ben delimitato e che offrono posacenere pubblici.
Questo divieto antifumo in realtà non è stato emanato a livello nazionale, ma riguarda un numero sempre crescente di prefetture e, in ogni caso, la maggior parte delle città che si visitano in un circuito turistico classico.
Una rassicurazione per i fumatori incalliti : sul alcuni treni a lunga percorrenza ci sono scompartimenti fumatori.

Personalmente ho apprezzato moltissimo il divieto di fumo per strada.
Ma quello che ho trovato veramente ilare sono stati i cartelli di divieto, illustrati rigorosamente in stile manga, alcuni dei quali di una drammaticità rara (un uomo con il braccio disteso lungo il corpo la cui mano tiene una sigaretta all’altezza del viso di un bambino nel passeggino che si intossica... un capolavoro!).


5) In Giappone si guida a sinistra

Ve bene, questa non è una stranezza, lo fanno anche in Gran Bretagna, in India, in Australia e in alcuni altri paesi.
Ma è comunque una cosa che personalmente non mi aspettavo (non dovendo spostarmi in macchina non mi ero informata), quindi preferisco avvertirvi affinché non vi facciate asfaltare!


6) Ci sono negozi dedicati interamente al tema del gatto
Hello Kitty everywhere...

Il Giappone è una sorta di “gattocrazia”.
Oltre ai già citati neko café esistono persino interi negozi dedicati al gatto in ogni sua forma.
Adesivi, calamite, soprammobili, cuscini, peluches, utensili da cucina, da giardinaggio, da ufficio: qualsiasi oggetto vi venga in mente può essere realizzato a forma di gatto!
Per non parlare di Hello Kitty, una vera e propria mascotte nazionale il cui merchandising invade prepotentemente qualsiasi negozio di souvenirs nel quale vi capiterà di mettere piede...


7) Nei negozi i soldi si porgono e si ricevono su un vassoietto

Non che si tratti di un obbligo legale, per carità, ma fa parte di quel galateo del quale vi conviene tenere conto se volete sentirvi il più possibile integrati durante il vostro viaggio.
In ogni negozio troverete di fianco alla cassa un vassoietto: appoggiate i soldi su quello (evitate quindi di porgere i soldi direttamente nelle mani del cassiere) e aspettate che sia il cassiere a recuperarlo (non porgete voi stessi il vassoietto con i soldi).
E se proprio volete fare le cose per bene, quando appoggiate i soldi sul vassoietto fatelo con due mani.
Nel caso un resto vi sia dovuto, il cassiere procederà nella stessa maniera depositando i soldi sul vassoietto dal quale voi potrete poi recuperarli.
In teoria sarebbe buona norma anche contare ad alta voce davanti al cassiere i soldi che si stanno porgendo, ma risulta effettivamente un po’ complicato per chi non conosce la lingua (a meno che vogliate farlo in inglese, ma in quel caso probabilmente il cassiere non capirà comunque).
Non vi stupite quindi se il cassiere conterà i soldi davanti a voi: non si tratta di mancanza di fiducia, ma di un’abitudine consolidata.


8) I soldi non sono mai stropicciati

Questa è una curiosità: durante il vostro viaggio non potrete non notare che le banconote in Giappone sono tutte perfettamente lisce, senza la minima traccia di stropicciatura.
Questo perché i giapponesi le ripongono nel portafogli con molta cura, senza mai piegarle, e a volte mettendole addirittura in una busta che viene riposta essa stessa nel portafoglio!
Inoltre spesso nei negozi sono presenti delle casse particolari che “aspirano” le banconote per riporle e che contribuiscono quindi a “stirarle”.

 Consiglio
Va da sé: se al momento di pagare in un negozio volete evitare di essere guardati con sospetto, cercate anche voi di stropicciare il meno possibile le banconote...


9) I giapponesi si inchinano molto

Questa è un’altra cosa che sicuramente sapete.
La metto però comunque in questa lista perché si tratta di un’abitudine alla quale in occidente non siamo abituati nella nostra quotidianità e che, anche in questo caso, sarebbe opportuno adottare per favorire l’integrazione in loco.
Inchinarsi in Giappone è una forma di rispetto: tra parenti, amici, colleghi, ma anche tra estranei nei negozi, nei ristoranti, negli hotel.
In strada vi capiterà di vedere persone che salutandosi si inchinano anche dieci volte di seguito!

 Consiglio
Dopo qualche giorno soltanto in Giappone state pur certi che avrete preso automaticamente anche voi l’abitudine all’inchino.
Fate attenzione però a non abusarne...
Tenete presente che nei negozi e nei ristorante di norma è il personale che si inchina per ultimo, in segno di rispetto per il cliente.
Se cominciate a rispondete a questi inchini, rischiate di generare un loop dal quale sarà difficilissimo uscire!


10) I wc sono super-tecnologici

Il pannello di comandi dei
wc supertecnologici

Veniamo ad uno degli argomenti più attesi: i wc giapponesi!
Sicuramente è qualcosa che vi aspettate di vedere non appena messo piede in Giappone, e non sarete delusi.
Già in aeroporto i wc presenti nei bagni sono super-tecnologici: musica o suoni per mascherare i “rumori molesti”, tavoletta riscaldata, spruzzino per un lavaggio davanti, tipo bidet, e spruzzino per un lavaggio dietro... vi sembrerà di essere atterrati direttamente nel futuro!
E già dopo il primo utilizzo non potrete più farne a meno, ve l’assicuro.
I wc tecnologici sono presenti dappertutto, in casa, negli hotel, nei luoghi pubblici, e sono ovviamente in ogni caso sempre puliti e splendenti (che ve lo dico a fare?).
Ma esiste anche un’alternativa al wc super-tecnologico e, siccome i giapponesi non hanno le mezze misure, si tratta di quanto di più semplice e senza fronzoli si possa immaginare: un buco per terra, ancora più basic dei wc “alla turca”.

Nei bagni pubblici potete quindi trovare uno, l’altro o entrambi (nel caso in cui ci siano entrambi, sulla porta é presente il pittogramma corrispondente).

Due cose sono esilaranti nei bagni pubblici giapponesi.
La prima è il cartello con le indicazioni sul come utilizzare il wc: sedendocisi  e non mettendocisi in piedi sopra.
La seconda è il numero da chiamare in caso di emergenza, quello del Disaster Prevention Center, vale a dire il centro di prevenzione dei disastri... non so voi, ma io non sono riuscita ad impedirmi di immaginare quali potessero essere questi disastri da prevenire al bagno!


11) Nei bagni pubblici spesso non c’è nulla per asciugarsi le mani

A volte non ci sono né asciugamani elettrici, né asciugamani di carta.
Per me, che già la maggior parte delle volte mi asciugo le mani sui pantaloni (confesso...), questo non è stato un dramma.
Ma se per voi dovesse essere fonte di un insormontabile disagio, vi consiglio di girare con un asciugamanino nella borsa per ovviare al problema.


12) L’atmosfera nei santuari è diversa da quella nelle chiese

Santuario Tosho-gu a Nikko
Questa è una cosa che non mi aspettavo e che mi ha piacevolmente colpita.
In occidente le chiese sono in genere ambienti solenni e “ingessati” (fatte salvo le messe gospel), nei quali il rito religioso è una cerimonia molto formale e le preghiere dei singoli momenti di raccoglimento immobile e silenzioso.
In un santuario shintoista, invece, noterete un certo dinamismo nei gesti che le persone compiono prima di concentrarsi in preghiera: si lavano mani e bocca con dell’acqua, tirano una corda per far suonare una campana, si inchinano, battono le mani.
Ema al santuario Zeniarai-Benten Ugafuku-jinja
Le preghiere, inoltre, possono anche essere espresse direttamente sugli ema, tavolette di legno dipinte offerte come augurio di buon auspicio o di ringraziamento, o offrendo un senbazuru, una sorta di “grappolo” di origami a forma di gru.
Insomma, i santuari sono luoghi colorati, dinamici, che stimolano l’interazione e nei quali la preghiera diventa un momento conviviale, a volte quasi ludico, e nei quali di conseguenza non è raro vedere famiglie con bambini o addirittura comitive di ragazzi (in Europa, ho qualche difficoltà ad immaginare una comitiva di ragazzi, a meno che non siano ferventi credenti, darsi appuntamento in chiesa per uscire il sabato pomeriggio...)

Provarci non costa nulla...
Uno dei santuari che mi ha più impressionata e divertita si trova a Kamakura, una cittadina che dista una cinquantina di chilometri da Tokyo.
Si tratta del Santuario Zeniarai-Benten Ugafuku-jinja e il rituale specifico consiste nel lavaggio del denaro: banconote e monete vengono posti in appositi cestini e poi cosparsi con l’acqua che zampilla tra le rocce della grotta.
Si dice che il denaro cosi’ lavato si moltiplicherà o, più in generale, che questo rituale porti prosperità alle persone che lo effettuano (più la quantità di denaro lavato è importante, maggiore sarà la prosperità che ci si può aspettare).
Inutile dirvi che ci ho provato (ma sto ancora aspettando i risultati...)


13) Nei luoghi di culto o in molti monumenti ci si toglie le scarpe

E’ un continuo: togli le scarpe, metti le scarpe, togli le scarpe, metti le scarpe...
A volte si possono lasciare all’ingresso in scaffali appositi, altre volte, nel caso in cui l’uscita sia prevista in un punto diverso dall’entrata, vengono forniti dei sacchetti di plastica per portarle con sé durante il percorso.
All’interno dei luoghi da visitare tutto è perfettamente pulito, ma se il fatto di camminare scalzi dovesse crearvi disagio, potete sempre portarvi dietro un paio di calze supplementari.
Una piccola curiosità, nel caso doveste avere un’urgenza durante la vostra visita: nei bagni ci sono ciabattine apposite, per cui non sarete costretti a camminare scalzi.

Ho personalmente apprezzato questa abitudine di togliere le scarpe soprattutto verso la fine del mio viaggio, quando i miei piedi cominciavano a dare segni di cedimento e rivolta imminente causa stanchezza...


14) Il souvenir tipico è l’amuleto

Omamori al tempio Senso-ji di Tokyo
Scordatevi le palle di neve (ce ne sono pochissime e tutte bruttissime) e le calamite (un po’ più decenti, ma sempre pochissima varietà): il vero must da riportare dal Giappone come regalo per amici e parenti é l’amuleto!
Gli omamori, gli amuleti, si possono acquistare sia nei santuari shintoisti che nei templi buddisti.
Ogni amuleto ha una sua specifica area di “competenza”, alcune più generiche (salute, amore, studio...) altre più mirate (protezione per i guidatori, concepimento, successo agli esami di fine anno...).
Alcuni templi, inoltre, sono specializzati in tipi specifici di amuleto: il tempio di Otowasan Kiyomizudera a Kyoto, per esempio, è specializzato nell’amore (amuleti per single, amuleti per coppie, amuleti per matrimoni...).


15) Negli onsen è vietato il costume da bagno

Onsen è il nome giapponese che indica le stazioni termali, che possono trovarsi all’esterno o all’interno ed essere pubbliche o private.
Come ho già avuto modo di dire in un articolo precedente gli onsen sono una delle cose che preferisco del Giappone, soprattutto alla fine di una lunga giornata di turismo intensivo.
Se durante il vostro viaggio valutate una tappa in un onsen, c’è una cosa che dovete assolutamente sapere: l’uso del costume è vietato.
Tenete però anche presente che gli onsen non sono misti, per cui l’imbarazzo dovrebbe essere quantomeno ridotto.
Se però siete persone particolarmente pudiche ma non volete rinunciare a provare questa esperienza, sappiate che esistono degli hotel che affittano degli spazi onsen privati che potrete condividere con chi volete.


16) Negli onsen è vietato l’ingresso alle persone con tatuaggi 

Ebbene si, se avete dei tatuaggi tendenzialmente non potrete entrare negli onsen, quantomeno in quelli pubblici.
In Giappone, infatti, i tatuaggi sono la prerogativa degli appartenenti alla yakuza, la mafia giapponese e sono socialmente mal visti.
Alcuni onsen fanno delle eccezioni se i tatuaggi sono piccoli e non troppo esposti, ma in genere il divieto è applicato in maniera abbastanza ferrea (come sempre per ogni regola in Giappone).
Anche in questo caso, però, se non volete rinunciare all’esperienza, potete prenotare un hotel che vi proponga l’utilizzo di uno spazio onsen privato.


17) I costumi da bagno sono molto coprenti

Esistono alcuni onsen moderni misti, la cui atmosfera si avvicina più a quella dei parchi acquatici, nei quali il costume è obbligatorio.
Se vi capiterà di frequentarne uno, credo che come me rimarrete colpiti da un paradosso: negli onsen tradizionali nessuno si fa problemi per la propria nudità tra persone dello stesso sesso, mentre in questi onsen misti le persone stanno in acqua quasi vestite, le donne con delle combinazioni che assomigliano ai tanto discussi “burkini” e gli uomini con la maglietta.


18) Nei parchi divertimento la gente in coda si siede

Attesa composta dello spettacolo serale
a Tokyo Disneyland
Mi rendo conto che magari questo aspetto, soprattutto per i non habitués dei parchi divertimento, non sia di fondamentale importanza... ma io l’ho trovato un gesto di civiltà estrema!
Ovviamente questo non succede nelle code più scorrevoli, ma in quelle più lunghe e lente, oppure in quelle per l’ingresso a certi spettacoli, le persone in maniera del tutto naturale si siedono a terra aspettando il loro turno.
(Certo, questo è possibile anche perché il livello di pulizia lo consente...)
Inutile dire che così le attese si fanno molto meno stancanti!
Peraltro, come ho potuto constatare a Tokyo Disneyland, anche nel caso di spettacoli all’aperto la gente si siede per terra, e non solo durante l’attesa ma anche durante lo spettacolo stesso.
In questo modo i problemi di visibilità sono ridotti e ciascuno può godersi lo spettacolo in tutta serenità!


19) Ci sono percorsi tattili ovunque

Avete presente quel tipo di pavimentazione stradale che permette l’orientamento di persone non vedenti o ipovedenti?
Ecco, a quanto pare i percorsi tattili sono stati inventati negli Anni ’60 proprio in Giappone... e si vede, direi!
Ce ne sono ovunque, ad ogni incrocio, su ogni marciapiede, in ogni direzione, alcuni si prolungano addirittura dal marciapiede fino ad entrare negli hotel per arrivare proprio di fronte al banco dell’accettazione.
Ecco, ora immaginate di percorrere quegli incroci, quei marciapiedi, con una pesante valigia su ruote (magari 4) al seguito... vi lascio immaginare il divertimento!


20) I pluviali sono fighissimi!

E per concludere sul filone delle “informazioni dalla dubbia utilità”, vi invito seriamente durante la vostra visita a fare attenzione ai pluviali tradizionali giapponesi...

Questi infatti non sono semplici tubi che raccolgono l’acqua delle grondaie per spedirla a terra o sottoterra.
No, i pluviali giapponesi sono delle vere opere d’arte!
Sono costituiti da una catena di secchiellini, più o meno grandi a seconda della taglia dell’edificio, che in caso di pioggia si riempiono fino ad essere colmi e a riversare il contenuto nel secchiello sottostante.

Kawaii!



Vai alla prima parte: 10 cose da sapere sui giapponesi

Vai alla seconda parte: 10 cose da sapere sui treni giapponesi

Vai alla terza parte: 10 cose da sapere sulle usanze culinarie giapponesi

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